Legge di attrazione Spiritualità

Esistono preghiere non esaudite?

Scritto da Alexander

La risposta alla domanda del titolo risiede nel reale significato che si da alla parola preghiera. Se per preghiera si intende una disperata e servile richiesta di aiuto, completamente infusa e pervasa della consapevolezza che questo aiuto non sia presente e, soprattutto, che questo non arriverà; allora la preghiera non sarà esaudita, e possiamo concludere che, in genere,  tutte le preghiere siano destinate a rimanere inascoltate…

O forse no?

Forse le “preghiere” sono esaudite… Proprio la circostanza che non abbiamo ottenuto quello per cui pregavamo dimostra che la preghiera ha funzionato… Perchè il reale intento della preghiera, quello che si sente mentre la si pronuncia (quello che si crede veramente) è ciò che si verifica. Quindi, nell’esempio del primo paragrafo, quello della preghiera disperata, il messaggio cardinale e preponderante della preghiera stessa è: “sono disperato perché mi manca x” ; il messaggio non è, invece: “per favore, Dio (o qualunque altro sinonimo) dammi x“… Una differenza sottile, ma rilevantissima.

 

Quindi, se la disperazione per l’assenza di un qualcosa è la vera ed unica essenza della preghiera, ed il non ottenere ciò cui si aspirava continua a protrarre la situazione di disperazione, allora può concludersi che vi è stata una stretta consequenzialità tra la disperazione trasmessa con la preghiera ed i risultati della stessa. Insomma: si è trasmesso – o vibrato alla frequenza di- “il mio stato sofferente ed abituale, per la carenza di un qualcosa, deve perdurare indefinitamente”. E si è proprio ottenuto quanto coerente con ciò che si è trasmesso, dunque la preghiera ha funzionato.

Come fare quindi, a cambiare l’essenza della preghiera? Come fare in modo che, pur mancandoci qualcosa, il nostro desiderarlo non si tinga dei cupi toni della disperazione?

Questo è il difficile, ed il motivo per cui si crede che la Legge di attrazione fallisca, mentre invece questa, proprio come la preghiera, non fallisce… ed il suo apparente fallimento costituisce, invece, la concreta prova del suo funzionamento – per quanto espresso sopra, circa la vera essenza di ciò che si trasmette quando si prega/desidera/chiede.

Legge di attrazioen e preghiera

 

Un primo consiglio per cambiare l’essenza della preghiera, e rendere i suoi effetti conformi a quello che noi desideriamo veramente, è di aumentare la genericità del nostro desiderio ed, in senso più ampio, di “abbassare le pretese”. Per esempio, anziché desiderare di guadagnare una certa somma, si potrebbe semplicemente desiderare di guadagnare più di quanto già si guadagna. Ancora: anziché volere guadagnare di più dal mese prossimo, si potrebbe eliminare completamente il fattore tempo dalla formulazione del desiderio (in una prospettiva spirituale, tra l’altro, il tempo non ha alcuna rilevanza, per cui perchè crucciarsi tanto per esso?).

Ed ancora: anziché condizionare il proprio benessere al guadagno di una somma o ad un guadagno genericamente superiore, perché non condizionare il proprio benessere ad un qualsivoglia miglioramento delle proprie condizioni (non solo finanziarie); o meglio: perché condizionare il proprio benessere? (punto e basta). Non mi riferisco al, e consiglio il, raggiungimento di un favoleggiato stato di Nirvana in cui non vi è alcun attaccamento al mondo ed alle sue esperienze, una totale assenza di desideri ed obiettivi; bensì, mi riferisco al raggiungimento di uno stato di basilare benessere e propensione alla felicità e contentezza, in cui vi è una grande coincidenza tra quanto desiderato e quanto accade… e ciò, ossia quanto desiderato e quanto accade, migliorano gradualmente (nel senso che, se corrisponde al nostro benessere definitivo che vi siano cambiamenti ed accrescimenti di ciò che si ha, questi vengono con naturalezza nel tempo e nel luogo opportuni).

Per saperne di più circa l’utilità di rendere i propri desideri un po’ più generici, non perdere il recente articolo focalizzato su tale questione, cliccando qui.

Un secondo consiglio per aumentare l’efficacia delle nostre preghiere è quello di praticare la Gratitudine. Non sono certo il primo a sottolineare l’importanza di tale sentimento, come non ero il primo a sottolinearla nell’articolo centrato sull‘importanza della Gratitudine, che trovi cliccando qui. Ancora una volta: pronunciare di essere grati per qualcosa, mentre “ci si rode dentro” è inutile; come nel caso della preghiera, quello che conta è l’intento vero, non le parole usate. Ecco che questo consiglio risulta intimamente interlacciato col precedente, o come una naturale conseguenza dello stesso… e poi, allo stesso tempo, è causa di un nuovo ciclo desiderio generico-gratitudine.

In che senso? 

È chiaro che se abbassiamo leggermente le nostre pretese rendendo i nostri desideri più diffusi e generici, sarà più facile che questi siano esauditi e che, quindi, noi abbiamo motivi di Gratitudine. Avendo più motivi di Gratitudine, ed esprimendo la stessa in modo veramente sentito, trasmetteremo “le cose stanno andando bene, dammi più di ciò!” (o pregheremo: “dammi di più di quello che già mi fa sentire grato”). Ed a tale “trasmissione” conseguiranno ulteriori successi accompagnati dalla relativa Gratitudine. E così via.

E dovremmo fare lo sforzo di coltivare la Gratitudine, anche all’inizio del percorso. Come scritto, si può ipotizzare un vero ciclo (senza fine né inizio) di Gratitudine-soddisfacimento di desideri-Gratitudine-soddisfacimento di desideri (e così via); pertanto, indipendentemente da quale sia il punto della sequenza in cui si è, o si crede di essere, bisogna “fare lo sforzo” ed il “sacrificio” di dare la Gratitudine. Questa è la chiave! Questa costituisce il punto di accesso del circolo virtuoso di Gratitudine-soddisfacimento dei desideri-nuova Gratitudine… Non si entra nel ciclo dal punto “soddisfacimento dei desideri”.

A ben vedere, la preghiera corretta (non tarlata da sentimenti contrastanti) è… Gratitudine.

Perché quando non c’è la disperazione dovuta al vedere i propri sogni non realizzati e le proprie preghiere inespresse, la preghiera non è più un chiedere, ma diventa uno statuire ciò che è e che sarà. Diventa un dare Grazie per avere ricevuto ciò che si vuole, prima di aver ricevuto ciò che si vuole. E diventa anche un dare Grazie se non si è ricevuto ciò che si vuole, e proprio perchè non si è ricevuto. Ed è il raggiungimento dello stato di quasi Nirvana di cui spesso si parla nell’universo New Age: lo stato del “Lasciare andare”.

E questo fenomeno è sinonimo di una parola spesso usata… ma rarissimamente in questa accezione:

Fede!

La fede che deriva dal conoscere il proprio legame indissolubile con Dio (Universo, Consapevolezza Universale, Universo, Il Tutto…), o meglio: che deriva dal conoscere la propria identità con Esso. Chiaramente tale fede, che è l’opposto di una parola vuota, deve essere raggiunta. A taluni è più facile viverla, a talaltri meno o molto meno, eppure è con essa che si raggiunge il coronamento dei consigli di questo articolo. Nel quale coronamento, appunto, si vice una tale fiducia negli accadimenti della vita, che si attende anche un lieve miglioramento degli stessi; ma sia nel caso tale miglioramento manchi, sia nel caso questo sia raggiunto, si sente comunque una genuina Gratitudine per lo svolgersi dell’esperienza di vita; e dal tutto deriva una fede che ciò che è chiesto, o ciò che è meglio per noi e che noi non abbiamo chiesto a causa della limitatezza della nostra visione, ci sarà dato nel luogo e nel tempo (meramente cartografico il primo e di calendario il secondo) opportuni.

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