L’intercalare è quella parola o, peggio, suono che si ripete incessante nella tua comunicazione verbale, non aggiungendo nulla di valore alla stessa. Forse sarai turbato nel sapere che uno dei motivi per cui in quel dato colloquio di lavoro non sei stato scelto è proprio che usavi troppi intercalari.
Non basta, infatti, scrivere il curriculum invincibile o la lettera di accompagnamento convincente ed imbattibile, per avere un posto di lavoro. Al colloquio, così come in molte altre situazioni della vita, occorre comunicare in modo chiaro, incisivo ed efficace. E per un intervistatore mediamente preparato, il significato di intercalare è: insicurezza, disorganizzazione o chissà quale altro difetto a detrimento del fare un buon lavoro; risultato=scartato. Per i maschietti, gli intercalari o vari “uhmmmm, aaaaaaaaaaahhh, eeeeeeeehh, cioè…” comunicano alle prede scelte dubbi ed insicurezze che non giocano a favore.
Quattro chiacchiere…
Come eliminare, dunque, le pause nel discorso e gli incessanti e fastidiosi intercalari?
Nell’articolo ci si riferirà agli intercalari, includendo nel concetto anche quei suoni riempitivi riportati sopra, le parole ripetute inutilmente, o le cosiddette parole-ponte. Queste ultime sono conginuzioni od altri termini che si usano per introdurre una nuova fase del discorso collegata (o contrapposta) alla precedente, senza però sapere cosa si dirà in seguito. Un esempio si ha nel fare un certo ragionamento, poi nel farlo seguire da: “quindi”, ma nel non sapere quale sia la conculsione. Il “quindi” è utilizzato solo per riempire il silenzio e per prendere dei secondi aggiuntivi per pensare ciò che si dirà appresso.
Nei migliori corsi per apprendere a parlare in pubblico si designa qualcuno per contare gli intercalari (nel senso ampio appena spiegato) che il praticante oratore utilizza. Il risultato è sorprendente: si utilizzano numerosissimi intercalari! All’inizio dell’apprendimento se ne usano anche 4 o 5 al minuto.
Il modo migliore per sconfiggerli e rendere la propria comunicazione più efficiente e meno sciatta, è quello di imparare ad accettare che nel proprio discorrere vi siano silenzi. Quando il cervello non ci fornisce più parole per continuare degnamente l’esposizione delle nostre idee, dovremmo capire che sarebbe molto meglio smettere di parlare, piuttosto che dire: “…uhmmmmmmm…”. All’inzio è difficile farlo, perchè si è abituati a riempire quasi ogni secondo con parole. Ma con un po’ d’attenzione diventa sempre più facile.
Ricorda l’ intercalare è rumore, non comunicazione. Sembri meno intelligente se ne usi troppi!
Come in tutti campi del miglioramento personale, ti occorrono delle buone dosi di: Consapevolezza e di Pratica, e raggiungerai l’obiettivo.
Comincia acuendo la tua consapevolezza mentre ascolti gli altri: nota come i loro discorsi sono pieni di ripetizioni, parole ponte ed intercalari inutili. Comincia a notare come presentatori televisivi od altri “parlatori professionali” usino molti meno intercalari rispetto a quelli degli ospiti.
Poi, sempre per aumentare la tua consapevolezza: chiedi ad un collega od un amico di contare i tuoi intercalari in una conversazione, e di dirti spassionatamente quanti ne hai inseriti.
Migliorata la tua consapevolezza, e la tua conoscenza di quali sono le situazioni di vita od i punti del discorso in cui tendi ad inserire pause ed intercalari, comincia a provare a trattenerti. Poi invita ancora altre persone a monitorare i tuoi “scivoloni”.
Con un poco di pazienza vincerai questa cattiva abitudine e migliorerai la chiarezza della tua ehhhhhm conversazione, praticamente…
Qui trovi un interessante articolo sugli intercalari.
Una lista di esempi di intercalare:
Praticamente,
Essenzialmente,
Dico bene?
Cioè,
Diciamo,
Perciò,
Ad ogni modo.
Foto Alexas_Fotos
