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Efficace parabola Zen per comprendere la meditazione-Finale

meditare per la pace e per trasformarsi in dio
...Meditare e diventare dio...
Scritto da Alexander

Questa è la conclusione della analisi della parabola Zen per comprendere la meditazione. Assicurati di cominciare dal principio, cliccando qui.

Torniamo alla parabola iniziale, ed alla sua interpretazione. Così facendo, la storia e tutto quanto scritto fino ad adesso si chiariranno reciprocamente.

C’era una volta un uomo che stava in piedi sulla cima di un’alta collina.

L’uomo in piedi in cima alla collina rappresenta l’uomo arrivato alla realizzazione. L’alta collina rappresenta l’apice della vita e dell’esistenza. L’uomo in piedi sulla collina rappresenta un osservatore che può guardare tutto intorno: le valli ed i sentieri che conducono in cima al colle sono distesi ai suoi piedi. Dalla sua posizione può vedere e capire tutto, ed il suo sguardo può spaziare in ogni direzione. Mentre sei nella valle e stai percorrendo il tuo sentiero non puoi avere una visuale così ampia, non puoi vedere il percorso del sentiero e non puoi vedere chi sta percorrendo sentieri diversi dal tuo; sei costretto ad una visione molto ristretta, è normale.

Quando arrivi in vetta, però, l’intera valle e l’intera catena montuosa ti sono visibili. Riesci a vedere non solo lo specifico sentiero che hai percorso, ma anche tutti gli altri percorsi: tutte le possibili vie che arrivano in cima. Adesso puoi vedere i tuoi antagonisti, o coloro di cui sei stato antagonista; ti rendi conto che anche loro sono in viaggio, e si stanno dirigendo verso quella stessa cima. Ora puoi vederlo, perchè da quella altezza si ha una visuale totale, da lì, qualsiasi distinzione scompare, qualsiasi filosofia viene semplicemente abbandonata, qualsiasi identificazione è priva di significato. Un uomo è libero quando la sua visuale abbraccia ogni cosa.

La meditazione ti fa comprendere molto di più

Dall’alto, tutto è più chiaro!

E la collina rappresenta lo stato di meditazione: la consapevolezza totale.

Tre viandanti che passavano da quelle parti lo videro, e cominciarono a fare congetture su di lui.

I viandanti rappresentano i tre aspetti della natura umana di cui abbiamo parlato. O i tre frammenti della consapevolezza. I viandanti sono costretti a fare congetture, perchè sono troppo lontani dalla vetta, che rappresenta la consapevolezza profonda.

Il primo disse: “Forse ha perso uno dei suoi animali”.

Questa è la voce della ragione, sempre preoccupata per il possesso: la casa, l’auto, gli animali, la fabbrica, il denaro, il potere, il prestigio… La ragione ama accumulare; la ragione è avara, pensa sempre a possedere ed ammassare.

Se vedi una persona seduta in silenzio e rimani nei confini della ragione, cosa penserai che la persona stia facendo? Immaginerai che stia rimuginando su degli affari, su delle strategie o a come guadagnare soldi. Se tu stesso pensi a queste cose, crederai che anche gli altri le pensino, e rimarrai sempre confinato in questo mondo della ragione, per cui, anche quando parli degli altri, in realtà stai parlando solo di te stesso.

Il primo viandante crede che l’uomo sia sulla collina per cercare uno dei suoi animali, perché questo è quello che egli stesso farebbe. Si arrampicherebbe in cima solo per cercare qualcosa di suo. Sarebbe capace di cercare una mucca persino sull’ Everest; nemmeno in cima all’Everest si metterebbe a cercare dio, ricordalo.

Quando Edmund Hillary arrivò in cima all’ Everest, non stava sicuramente cercando dio. Trovarsi in una situazione come quella, in un luogo dove nessuno era mai stato prima, in un luogo di una purezza estrema. In quella situazione Hillary avrebbe potuto mettersi a meditare… invece NO, vuoi sapere che fece? Piantò delle bandiere.

Questa è la stupidità della mente. Arrivare ad un tale traguardo, ad una tale altezza, in uno spazio mai toccato da onde cerebrali, in una situazione che avrebbe facilmente potuto procurargli una illuminazione. Invece lui si mise a piantare bandiere, pensando con orgoglio: “Sono il primo uomo ad essere arrivato quissù, ce l’ho fatta, sarò ricordato nella storia”.

Questo è l’ego. Cosa può eccitarlo di più del fatto di essere diventato famoso, e che di lui si parlerà su tutti i giornali?

Una grande situazione sprecata.

Il viandante, quindi, parla di se stesso: andrebbe in cima solo per cercare uno dei suoi animali.

Il secondo disse: “No, probabilmente sta cercando uno dei suoi amici”.

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Pace ed armonia!

Questo è l’uomo che esprime la voce del cuore. Questo viandante propende verso il cuore e verso l’amore, l’amicizia e la compassione; pensa che forse un amico si è perso, e mostra un’aspetto di se stesso. Questa è la voce del cuore; il cuore è più compassionevole della testa, la quale è insensibile.

La testa aggredisce e violenta. E tutti noi aggrediamo e violentiamo, perchè siamno stati istruiti a funzionare tramite la testa, l’ambizione e, quindi, l’ego.

Tutti i nostri sistemi educativi ci preparano a violentare: violentare la natura, violentare il prossimo… violentare tutti.

Il cuore è più compassionevole: è ricco di metafore e di sogni, possiede amore ed amicizia.

Il secondo viandante, ancora, parla di se stesso, dice: “Se dovessi andare lassù non ci andrei per cercare uno dei miei beni, ci andrei solo se dovessi cercare un amico. Potrei fare quella strada soltanto per amore”.

Il terzo disse: “Sta lassù semplicemente per godersi l’aria fresca”.

Questa è la voce della sessualità. La sessualità è gioia e divertimento.

Per la mente, questa prospettiva è sciocca. Andare su una collina per puro piacere? No, qualcosa deve essere fatto perché ha un’utilità, non perché arreca piacere, secondo la mente.

Ma se fai una cosa piacevole solo per gli eventuali benefici, perderai il senso del fare la cosa piacevole.

Anche lo sport, che è consigliato da più parti, anche nell’articolo sulla perdita di peso, dovrebbe essere fatto per piacere, e non per i benefici che dà. Dovrebbe essere fatto come una espressione della corporeità, non come un esercizio.

I tre viandanti non riuscivano a concordare, quindi continuarono a discutere lungo tutto il tragitto che li portava in cima alla collina.

Questo rappresenta il conflitto tra i più volte citati elementi dell’uomo.

Arrivati in cima alla collina, però, i viandanti si trovano a contatto con la verità e cessano le loro diatribe. Se non avessero incontrato la verità, avrebbero continuato a tormentarsi.

Però…

Il primo chiese: “Buonuomo che stai qui in piedi sulla collina, hai per caso perso uno dei tuoi animali?”

L’abitudine al conflitto ed alla discussione permane. La mente non chiede direttamente il motivo per cui l’uomo è sulla collina. Insinua la sua visione delle cose, e mira a che l’uomo sulla collina le dia ragione.

La mente non va diretta alla verità, la approccia secondo le sue vecchie abitudini e per vie traverse.

“No, signore, non l’ho perso”.

La risposta è negativa. Ad una domanda indiretta e che insinua la propria idea, è assai facile che si risponderà in modo negativo. Mentre ad una domanda schietta e diretta potrà conseguire, più facilmente, una risposta positiva.

Quando fai una domanda, abbandona tutti i tuoi pregiudizi e presupposti, abbandona la mente e chiedi direttamente. Sarà molto più facile ottenere una risposta positiva.

Il secondo gli chiese: “Hai forse perso uno dei tuoi amici?”

“No signore, non ho nemmeno perso uno dei miei amici”.

Il secondo viandante non impara a fare una domanda diretta dall’esperienza del primo. Ripete l’errore.

Il terzo viaggiatore gli chiese: “Non sei forse qui per goderti l’aria fresca?”

Il terzo è ancora più testardo… ed è spinto dalla convinzione che la ragione sarà data a lui. Siccome l’uomo non è sulla collina per ragioni di mente e di cuore, sarà sicuramente lì sotto pulsione sessuale. Il terzo viandante ha una visione limitata della realtà: crede che sia espressione di uno dei tre elementi dell’uomo. Ma la realtà è così vasta che non può limitarsi nei confini che noi vogliamo attribuirle.

“Cosa fai qui, allora, dato che hai risposto no a tutte le nostre domande?”

Questa, la più sensata delle domande, che avrebbe dovuto essere posta per prima, viene posta per ultima.

L’ uomo rispose: “Sto semplicemente in piedi”.

“Sto esistendo e basta, non sto facendo nulla.” L’uomo ha risposto: “Sono nel centro del triangolo delle attitudini umane.”

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Il piacere del puro esistere…

Stare semplicemente in piedi, ecco cosa è la meditazione; non fare assolutamente nulla: non pensare, non provare sentimenti, non sentirsi sessuali… nè nel corpo, nè nel cuore, nè nella testa; non essere confinati in nessun luogo, ma stare al centro del triangolo.

Il triangolo rappresenta la trinità umana, i tre aspetti di dio, ed il centro del triangolo è dio stesso. Dio non fa nulla, dio è puro essere; essere significa essere in meditazione. Quando sei in meditazione sei in quel centro, ed i viandanti cominciano a porre domande dirette.

I viandanti non avevano minimamente concepito la possibilità della quarta opzione. La quarta opzione non può essere concepita nè dalla ragione, nè dai sentimenti e nè dalla sessualità.

Si tratta di una opzione che può essere solo vissuta, non concepita. Nè può essere vista, da nessun punto di vista. Proprio quando si abbandonano tutti i punti di vista, quando si è completamente nudi, senza pregiudizi, assolutamente in silenzio… allora si è in grado di sperimentare la “quarta opzione”.

Quando entri nella meditazione per la prima volta, tutti i tuoi centri ammutoliscono sorpresi, proprio come sono ammutoliti i viandanti a seguito di quella risposta inaspettata. La ragione si acquieta e le parole smettono di vorticare; il cuore si acquieta e le sensazioni smettono di appannarti; la sessualità smette di essere prorompente. Conoscere la verità rende tutto silenzioso…

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…Meditare e diventare dio…

 Foto di Nitish MeenaJordan McQueenGreg Rakozy e Unsplash

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