Crescita personale

Come essere felici? Proviamo a capirci qualcosa

Efficienza, miglioramento personale e felicità
La felicità è il cammino
Scritto da Alexander

Come accennato nell’articolo sui paradossi della vita, provare molto ad ottenere qualcosa spesso non serve a farlo ottenere. Se vuoi essere un figo e ci provi, rischi un fallimento colossale. Lo stesso vale per la felicità. Forse uno dei problemi é che alla domanda come essere felici? non può rispondersi: spingi sull’acceleratore.

[Tweet “La felicità, come altre emozioni, bisogna viverla, non raggiungerla.”]

Quando sei imbestialito contro un’altro automobilista e pensi, del tutto irrazionalmente, che lo picchieresti, non sei lì tutto attento a valutare e misurare la tua ira. Non ti domandi: “Allora, ce l’ho fatta stavolta? Ho fatto tutto bene?” No, semplicemente sei imbestialito. L’iracondia c’é, la vivi, la fai fluire attraverso di te. SEI la rabbia. Dopodiché il tutto va via (si spera).

Comunque, se speri in una facile ricetta per la felicità, non continuare la lettura. L’articolo vuole stimolare la riflessione, così si può capire come essere felici da soli, non facendo o credendo quello che gli altri ci dicono.

Tornando al discorso di essere la felicità:

Così come uno sicuro di se non si intrattiene a domandarsi se è sicuro di se (sarebbe, soprattutto in questo caso, una contraddizione in termini), uno felice non indugia a domandarsi se è felice. Semplicemente è (felice).

A questo punto è ovvio un ulteriore concetto: la felicità non è un fine o un traguardo in se e per se, ma l’ optional incluso in una serie di eventi ed esperienze.

Questo è un concetto importante che è molto facile perdere di vista, poiché oggi siamo bombardati -grazie geni del marketing- da messaggi che ci trasmettono: “compra X e sarai felice”, “fai Y e sarai giocondo”. Ma la felicità, così come non si può raggiungere (come traguardo in sé) non si può nemmeno comprare. La felicità è semplicemente,

ed é quando altri aspetti della vita sono sistemati.

NON BISOGNA CONFONDERE FELICITÁ E PIACERE

Un’altra confusione di cui spesso si cade vittima è quella di confondere felicità e piacere: più cibo, più sesso, più tempo dedicato al cinema, alle auto, ai massaggi… o ancora, diventare conosciuti, fare feste ed andare al mare, equivarrebbero ad essere felici.

Ovviamente, il piacere é da perseguire ed ha un ruolo importante, ma non è da identificarsi con la felicità. Il piacere e la felicità sono correlati, ma il primo non genera la seconda, né lo è.

Basti pensare ad un drogato: come finisce la sua ricerca del piacere? Oppure ad un adultero: la sua corsa al piacere e la gratificazione gli può essere costata la famiglia e la compagnia dei figli.

Il piacere é un falso mito. È abbastanza evidente che coloro che incentrano la propria vita sulla persecuzione del piacere sono più instabili e più insoddisfatti sul lungo periodo. Il piacere è la forma più superficiale di soddisfazione e, molto probabilmente, la più facile da ottenere. Il piacere è ciò che è pubblicizzato, ciò con cui ci distraiamo. É importantissimo, ma ci vuole dell’altro per essere felici.

ESSERE FELICI NON SIGNIFICA ABBASSARE LE PROPRIE ASPETTATIVE (anzi)

Si pensi al caso di qualcuno che abbia il coraggio e la forza di volontà di avviare un’attività imprenditoriale e di investire la gran parte dei propri risparmi nella stessa, solo per poi vederla fallire. Oltre la negatività di una simile circostanza, vi sarebbero comunque gli aspetti positivi per cui la persona avrebbe imparato molto su ciò di cui è capace e su ciò che la motiva. Inoltre, vi sarebbe la conseguenza positiva che la persona non avrebbe alcun rammarico per non avere provato qualcosa che sentiva di dovere fare. Potrebbe anche succedere, e per l’operare della Legge di Attrazione, non sarebbe così improbabile che il tentativo nella direzione sperata porti comunque degli effetti finanziari favorevoli, anche se diversi da quelli originariamente programmati.

Quindi, non raggiungere le proprie aspettative od i propri traguardi non è e non deve essere considerato un ostacolo alla felicità. Mi spingerei a sostenere, anzi, che fallire, sapere apprezzare la lezione relativa ed altri eventuali lati positivi del fallimento, sia uno degli elementi fondamentali per costruire la felicità.

Per sintetizzare i due punti precedenti:

Se credevi di guadagnare 100.000e dopo l’università e di andare in giro in Ferrari, allora la tua idea di successo era distorta, confondevi il piacere con la felicità ed il pugno in faccia della dura realtà ti ha insegnato una lezione importante di cui dovresti essere grato (e felice).

Ma anche abbassare sempre le aspettative non è da preferirsi. Oltre che per l’ovvia ragione della negatività intrinseca dell’operazione, anche perchè tale abbassamento sarebbe completamente dipendente dal mondo esterno e dal giudizio del prossimo. La vera soddisfazione non si trova nel guadagnare 100.000 €, o nel raggiungere qualsivoglia traguardo, ma nel lavorare duro (non nel senso classico di “lavoro”) per raggiungerlo.La felicità è nel tragitto più che nella meta, insomma.

Quindi, lungi dal suggerire di abbassare le aspettative, secondo me dovrebbero essere elevate, anche e soprattutto per rendere il tragitto più lungo e più godibile.

Migliora ed allunga le tue liste degli impegni, approccia la morte con tante cose ancora incompiute (e non per la tua procrastinazione). Stabilisci grandi traguardi ed aspettative fuori dal comune, e sii pronto a fallire, almeno in parte, ed a godere dei fallimenti. Impara da questi. Vivili. Fai tremare il suolo e scuoti le rocce intorno a te, solo così potrà venire qualcosa di veramente straordinario, crescendo dalle rovine che hai causato.

Felicità è diverso da Positività

Probabilmente conosci qualcuno che è inspiegabilmente felice, indipendentemente dalle circostanze. Probabilmente, però, si tratta di qualcuno non molto funzionale ed equilibrato. Negare e bloccare le emozioni negative quando vengono, porta a più emozioni negative e più squilibrio. Piuttosto, in applicazione dei principi della Legge di Attrazione, occorre concentrarsi su aspetti positivi della propria vita e dei propri desideri quando ci si sente sopraffatti dalle emozioni negative; ma non bisogna negare, ostracizzare e condannare emozioni e sentimenti negativi.

La realtà è che le cose vanno storte, succede. Qualcuno ci irrita. Facciamo degli sbagli che poi ci portano stati d’animo negativi. Bisogna ricordare che è normale. Anzi, l’esistenza di emozioni negative è tra gli ingredienti per creare una vita (prevalentemente) positiva.

Quello che non bisogna dimenticare, una volta compreso che le emozioni negative sono accettabili ed inevitabili, è che occorre esprimerle:

1.In un modo socialmente accettabile;

2.In modo coerente ai propri valori e credenze. Non bisogna consentire alle emozioni negative di scombussolarci e di scuoterci troppo, insomma.

Ad esempio: se si ha come valore quello di non essere violenti, bisogna controllarsi e non colpire qualcuno, per quanto ci faccia imbestialire.

Quindi, come caspio (gli adoratori di Futurama capiranno) si fa ad essere felici e sereni? Mi stai un po’ rompendo con tutti ‘sti giri di parole…

La felicità é diventare gradualmente il proprio sé ideale!

Guardacaso, questa è praticamente la stessa definizione di successo alla quale sono arrivato, non senza patemi e dubbi, nella mia vita, e nell’articolo che trovi cliccando sulla linea precedente 🙂

Fare una maratona ci rende più felici che farci una scorpacciata. Crescere un figlio ci dà più soddisfazione di completare un videogioco. Avviare un piccolo business con degli amici e combattere per alzare qualche soldo ci rende più contenti che comprarci un nuovo vestito.

Molti aspetti delle attività  “realizzanti” di cui agli esempi sono particolarmente stressanti e spiacevoli a tratti, ed implicano il prefissare aspettative molto alte (vedi sopra) ed elevate probabilità di fallimento. Ma sicuramente sono tra le attività che, se osservate in retrospettiva, ci rendono orgogliosi e ci fanno commuovere, nonostante tutte le lacrime, il sudore, la paura e la rabbia.

Ma perché?

Perché sono attività che ci spingono sul percorso di diventare le migliori versioni di noi stessi.

É il costante tragitto verso i nostri sogni ed ideali, o “la progressiva realizzazione di un ideale meritevole” – come scritto nell’articolo appena citato sul successo – che ci da’ la felicità. Meglio di questo, forse, solo il Nirvana. Però, la totale assenza di desiderio, la totale consapevolezza che tutto è come deve essere e che non c’é nulla da desiderare, o nulla da migliorare, è estremamente difficile da ottenere e , soprattutto, da mantenere costante. Non solo, tale stato rischia di renderci demotivati. Quello del ridimensionamento delle prospettive della vita é un discorso che esula dal ragionamento di questo articolo, se ti interessa trovi qualche concetto in più in “Cosa succede quando si cresce spiritualmente e si cambia prospettiva”.

Per tornare al punto, quindi:

La felicità è la realizzazione di un’ideale, al di là dei momentanei successi o delle momentanee sconfitte, al di là dei momentani picchi di gioia o malesseri emotivi. Ecco perché alcuni sono tristi ai matrimoni, altri esaltati in guerra ed altri in forte disagio alle feste. In ognuno di questi casi la situazione esterna é in consonanza o discordanza con il sé ideale del sogetto.

I risultati raggiunti non definiscono il nostro sé. Non è finire la singola maratona che ci rende felici, è il fatto di avere raggiunto un risultato complesso e difficile che lo fa. Non è avere un bambino che va bene a scuola che ci rende contenti, ma il fatto di esserci dedicati “anima e corpo” per anni alla crescita di un altro umano che lo fa. Non sono i soldi che vengono da un’attività di successo che ci riempiono, ma il fatto di avercela fatta nonostante tutto, e nonostante le opinioni scoraggianti e dissuasive dei nostri amici e conoscenti.

Si comprende, per tornare alle affermazioni inziali, come provare ad essere felici non ci rende felici, necessariamente. Se proviamo ad essere felici vuol dire che non stiamo vivendo il nostro sé migliore.

Vuol dire che stiamo andando avanti con la consapevolezza di non essere coerenti con i nostri ideali, i nostri valori e la nostra essenza. Se ogni cosa che fai è in armonia con le tue ambizioni, aspirazioni ed idee non c’è bisogno di provare a sentirsi felice.

Massime come “cerca la felicità dentro di te”, oppure “sei già completo come sei”, pur essendo condivisibili, non significano, secondo quanto scritto fin qui, che la felicità è già in te, ma che è a te accessibile quando riesci ad essere il vero te stesso, o meglio, a provarci.

Efficienza e come essere felici

Essere tutte le nostre potenzialità

Perciò la felicità è così sfuggente. Perchè può essere tanto vicina, eppure così lontana. Se ti sei posto dei grandi obiettivi nella vita, poi li hai raggiunti, e poi ti sei reso conto che, nonostante il traguardo raggiunto, attraversavi gli stessi cicli felicità/infelicità. Avrai sperimentato quella sensazione che la felicità fosse sempre dopo la prossima curva, che nonostante i risultati raggiunti, mancava sempre quel qualcosa per renderti extra-super-special-felice.

Contrariamente a quanto potrebbe pensarsi, però, l’ultima conclusione non deve lasciare scoraggiati, ma confermare che [Tweet “la felicità è il viaggio e non l’arrivo”].

Il viaggio a rincorrere le nostre profonde ambizioni e potenzialità. La felicità è quello che fa vincere una competizione sportiva come presupposto per la preparazione della competizione internazionale dell’anno successivo; è quella che ci fa scrivere un libro e ci spinge a creare un capolavoro, quella che ci fa espandere un’attività economica già profittevole. Nella vita vi saranno nuove vette, dalle quali vorremo raggiungerne di più alte, ancora ed ancora. Quello che conta e che ci muoveremo da una alla successiva. Ne raggiungeremo di vette, ma saremo sempre lì ad inseguire il nostro ideale, felici di farlo.

Quindi, come essere felici da soli? Come essere felici in coppia? Un semplice consiglio è tutto ciò che serve:

Efficienza, miglioramente personale e felicità

La felicità è il cammiono!

Immagina chi vuoi essere e fai un passo in quella direzione (poi un’altro, poi un’altro…). Non spaventarti di sognare in grande, poi fai qualcosa per realizzare. Il solo fatto di cominciare a muoverti, e poi di muoverti ancora, ti darà una prospettiva completamente nuova (e più positiva) e ti ispirerà ad andare ancora oltre.

Lascia stare il risultato sperato – non è la cosa più importante. Il sogno e le fantasie servono a farti muovere il culo. Il se diventeranno realtà o no, è un aspetto secondario. Vivi, semplicemente vivi. Smetti di provare ad essere felice, sii (felice).

 foto di Thomas Brault e Skyler Smith

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